NFT for dummies: come “crearli”​ e un paio di considerazioni marketing related

Premetto: non intendo promuovermi come esperta di NFT e di metaverso, perché non lo sono.

Per chi non mi conoscesse, mi occupo di comunicazione social da circa una quindicina di anni come freelance. Dall’essere una pura “markettara” mi sono lentamente specializzata nella creazione di contenuti – fotografie e video – da inserire nelle campagne social.

E nella fotografia sportiva ho trovato il mio ambiente ideale: passione, dedizione, focus, spontaneità, velocità. E bellezza. Tanta. Almeno, dal mio punto di vista.

Uno dei problemi legati alla fotografia sportiva in Italia è che difficilmente una bella fotografia viene apprezzata dalle società sportive o dall’editoria tradizionale – penso che l’unica testata che pubblica belle fotografie sia Sportweek. Del resto, basta fare notizia, e a volte nemmeno quello.

L’atteggiamento cambia leggermente quando ci si sposta sui social, anche se in ambito “società sportive”non si vuole investire in questo tipo di contenuti perché manca la cultura. Sono passati due anni dalla prima edizione del Social Football Summit e lo scenario non è praticamente cambiato – complice anche la pandemia, lo ammetto.

Sui social, le immagini servono per fare like, interazioni, share e save, a discapito di royalties e credits. A meno che non si deturpi l’immagine con un bel watermark con il nome, cosa che ho fatto anche io per un brevissimo periodo, come tutti i fotografi.

NFT: cosa sono e come si creano (in breve)

L’idea di pubblicare le mie fotografie sul web e di poterle vendere, avendo il controllo dell’intero processo e con una bella autentica digitale non replicabile mi è sembrata quindi una possibilità da non scartare a priori. Anzi.

Non stiamo parlando di WEB nel senso tradizionale, ma di web 3.0 Il rischio di perdersi è notevole, ma penso che almeno una vaga di idea di come funzioni “la cosa” sulla quale si sta interagendo sia necessario. Ti consiglio quindi di cliccare il link qui sopra.

In sostanza l‘NFT è questo (e semplifico molto): un prodotto digitale (qualsiasi) che incorpora nel codice utilizzato per la sua creazione un certificato che ne attesta l’unicità. E la sua creazione, vendita o successive vendite vengono realizzate tramite una blockchain pubblica.

Poiché le transazioni avvengono tramite blockchain, il valore dell’NFT è nella cripto valuta utilizzata dal “sito” (il marketplace) nel quale l’NFT è stata messo in vendita.

La “creazione” dell’NFT (cioè il processo di incorporazione del certificato nel file digitale caricato, processo chiamato minting) ha un costo, e questo costo dipende dal marketplace che viene utilizzato.

Inoltre, come ogni operazione che viene effettuata tramite blockchain, c’è un costo chiamato gas fee, il cui valore in criptovaluta fluttua in media ogni 30 secondi.

Criptovaluta? Serve un wallet, un portafoglio virtuale, da connettere ogni volta che si entra in un marketplace per poi potere effettuare transazioni. Qui trovi una lista, e come prima: non consiglio nulla, non è il mio campo.

Riepilogando questi sono gli step che avrei voluto trovare scritti da qualche parte prima di perdere tre giorni per capire come muovermi (e alla fine ho optato per un metodo trial and error)

  1. Scelta del marketplace dove vendere l’NFT. Sempre al solito link si trova un elenco. Occorre informarsi, leggere e capire “se è il posto giusto”. Io ho iniziato da Opensea perché non capendone nulla ho cercato almeno di minimizzare i costi – il costo di minting su Opensea è zero + gas fee che dipende dal network utilizzato e dal valore della gas fee in quel momento.
  2. Apri un wallet e acquista la criptovaluta utilizzata dal marketplace al punto 1. Quanto? Dipende dalle tue scelte al punto 1.
  3. Adesso puoi tornare sul marketplace scelto e ti verrà chiesto di connettere il wallet al marketplace – step senza il quale non riuscirai a procedere con il minting anche se è gratuito. Questo perché tramite il wallet viene registrata la “creazione dell’NFT” nella blockchain.
  4. Ora puoi aprire il profilo, caricare il file, seguire le istruzioni e metterlo in vendita. Questo è in assoluto lo step più semplice, almeno su Opensea.

Il marketing di un NFT è una impresa EPOCALE

Il marketing di un progetto NFT è l’aspetto al quale sono sinceramente più interessata, sia per mio uso personale ma soprattutto per essere in grado di proporre idee “con un senso” ai miei clienti.

Solito approccio trial and error, e ovviamente dopo tre settimane (di cui due spese in isolamento da Covid), ho scoperto progetti più o meno interessanti. E mi sono francamente un pò scoraggiata.

Veniamo ai progetti.

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Ovviamente sono partita dalle famosissime collezioni Bored Ape e relativo BAYC (Bored Ape Yacht Club), ogni NFT della BAYC valida anche come card per entrare nel super esclusivo club (digitale e non) che annovera tra i suoi membri Eminem e Paris Hilton (!). Esiste anche la variante Mutant Ape ottenuta mixando un Bored Ape con una fialetta di Mutant Serum. Ok…andiamo oltre…

A parte le quotazioni astronomiche raggiunte dai Bored Apes (original e varianti) l’hype creata su questo progetto penso che sarà difficilmente replicabile. Almeno non nell’immediato

Il caso Bored Ape non è interessante tanto per le cifre astronomiche raggiunte dalle vendite di questi NFT – quanto per il modello di business adottato da Yuga Labs nella vendita degli NFT, in quanto chi lo acquista acquisisce la proprietà del token digitale e TUTTI i diritti di utilizzo di quel token, anche nel “mondo reale”.

The Bored Ape License grants “ an unlimited, worldwide license to use, copy, and display the purchased Art for the purpose of creating derivative works based upon the Art (“Commercial Use”). Examples of such Commercial Use would e.g. be the use of the Art to produce and sell merchandise products (T-Shirts etc.) displaying copies of the Art. For the sake of clarity, nothing in this Section will be deemed to restrict you from (i) owning or operating a marketplace that permits the use and sale of Bored Apes generally, provided that the marketplace cryptographically 4 worldwide license to use, copy, and display the purchased Art for the purpose of creating derivative works based upon the Art.

(fonte: THE BORED APE BUSINESS MODEL: DECENTRALIZED COLLABORATION VIA BLOCKCHAIN AND NFTS)

Quello che però mi sono chiesta è quale sia stato il COSTO di questa operazione, soprattutto in termini di marketing e comunicazione. Ho cercato questa informazione e ovviamente non l’ho trovata da nessuna parte, ma sarebbe interessante saperlo. Idee?

Ma torniamo al plus dell’essere in possesso di un Bored Ape e di poterlo “piazzare” ovunque anche nel non digitale.

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(Credits: @alexcastro via The Verge)

Richard Lee aka @criptopainter su Twitter + Backpack Boyz = Crypto Gelato, ossia cannabis in un packaging sul quale svetta il BAYC #768 NFT acquistato da Lee per circa 3000 USD nel maggio 2021, e da lui rinominato “Crypto Painter”.

Ovviamente, andato a ruba dal lancio sul mercato a Dicembre 2021 in California.

Stesso business per Crepe Ape di @heavysugar con base a Washington. Giusto per citarne un paio.

A prescindere dal prodotto sul quale apparirà un Bored Ape, l’insegnamento fondamentale è: i confini non esistono. Ciò che esiste nel “virtuale” (passatemi il termine che non è esattissimo ma è per rendere l’idea) può avere una ragione di essere anche nel reale. E viceversa.

Molti sono i brand fashion & sportswear che hanno lanciato collezioni NFT, e Adidas origianal e Nike ovviamente quelle con i progetti più interessanti.

Adidas ha forse adottato una strategia più in linea con il web 3.0, stringendo collaborazioni di altissimo livello con gmoney, PUNKS comic and Bored Ape Yacht Club (ancora) lanciando su Opensea una collezione di 30.000 NFT “Into the Metaverse (phase 1)”

Giusto per darvi una idea delle quotazioni e disponibilità di questo NFT (oggi: 16 febbraio 2022 ore 17.30)

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Legame con il mondo reale? L’acquisto dell’NFT dà il diritto di ricevere “gratuitamente” la tuta verde acido indossata da Indigo Herz, il Bored Ape Yacht Club #8774, una felpa con grafica PUNKS comic e il beanie arancione di gmoney. Il tutto durante il 2022, e suppongo che le quotazioni di questi “freebies” su Stockx raggiungeranno livelli piuttosto alti. Vedremo.

Vi saranno anche benefit digitali legati a esperienze nel metaverso – delle quali ancora non si conosce nulla.

“Adidas: Prada Re-Source” è stata una open call globale per la creazione di una opera digitale creata da 3000 contenuti digitali selezionati tramite lotteria tra tutti quelli creati sulla piattaforma dedicata.

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Questi contenuti poi “trasformati” in NFT gratuitamente da Adidas sono confluiti all’interno dell’opera realizzata dall’artista Zack Lieberman.

L’opera è stata venduta per 30 Ξ circa 81.000 euro, sul marketplace Superare e l’intero profitto è stato suddiviso tra i creatori delle 3000 tessere (15%), 5% a Zack Lieberman e il restante 80% alla no-profit Slow Factory (progetti educativi che intrecciano moda, sostenibiltà e inclusione. Interessante)

In questo caso il legame con il mondo reale è di tipo sociale-educativo, e manco a dirlo, è tra i miei progetti preferiti.

Nike ha approcciato il metaverso e il mondo NFT acquistando una delle realtà più interessanti nel campo creazione di collezionabili digitali, tra i quali sneakers – impossibili da realizzare, almeno non per il momento: RTFKT.

Ma il primo progetto realizzato dalla fusione non sono sneakers bensì un loot alquanto misterioso MNLTH 🗿. Drop di 20.000 NFT, di cui acquistati al momento quasi novemila, con prezzo attorno ai 14.000 euro cadauno. E non si sa che cosa sia e quali “benefici” derivino dal suo acquisto.

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In un recente drop di RTFKT, Pods Extensions, sono stati immessi sul mercato 20.000 artefatti digitali (Loot Pods Extensions) nei quali è previsto uno sneaker wall dove esporre gli NFT di sneakers dei quali si è in possesso.

Quindi? Non saprei.

Ma la cosa che è certa, certissima, è che Nike ha risolto il problema dell’acquisizione di skills legate al marketing nel metaverso incorporandole direttamente da RTFKT, community compresa.

Vedremo cosa ci riserverà Nike, ma il tema della community come core del marketing di un progetto NFT è ricorrente. E per creare una community nel Web3 occorrono tempo e risorse.

Le community sono strutturalmente chiuse (almeno, questa è la mia impressione) e interagiscono prevalentemente su Discord, app che raccoglie i vari server dedicati alle community.

Ogni community ha le sue regole e le sue modalità di accesso – su invito, e gli inviti si trovano spesso nella bio di Twitter di chi gestisce o ha creato la community.

Twitter lo conosciamo tutti, io sinceramente lo avevo accantonato da un bel pò di tempo. E’ ora di ricominciare ad usarlo, se si vuole fare marketing del proprio progetto NFT, se si vuole capire come interagire con i creator e i collezionisti. E ovviamente, in inglese.

Ho definito il marketing di un progetto NFT come “epocale” perché, essendo un mercato nuovo, sfugge un pò alle regole e agli strumenti di analisi e automatizzazione del Web2.

Richiede tempo per conoscere la community, per entrare nella community e fidelizzarla – cosa che accade anche nel mercato non virtuale, ma qui lo storico di informazioni a disposizione di tutti è decisamente maggiore.

La mia esperienza come NFT creator

Ho avuto la riprova delle difficoltà di fare marketing con le due collezioni che ho messo in vendita (o come si suol dire droppato) su Opensea.

Ho scelto questo marketplace per la facilità di utilizzo e i costi di minting bassi. Non è esattamente il marketplace più azzeccato per le fotografie – ve ne sono altri più verticalizzati.

Ma quello che mi preme era comprendere le dinamiche di comunicazione e promozione, non tanto vendere.

Ho cercato di diversificare il prodotto offerto – C40 è il diario catastrofico-artistico della mia quarantena, mentre Darker Ground sono scatti post prodotti di alcune partite di basket LBA, di più facile “comprensione”.

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Il processo di creazione dell’NFT dal file digitale è in sé una banalità – ma se non coltivi quotidianamente le relazioni con la community su Twitter e su Discord l’interesse cade. E velocemente.

Ho visto creator regalare NFT, utilizzare il classico like for like, il “tema del giorno: la neve. Taggami nel tuo tweet con foto di neve e io lo condivido” (a mio avviso inutile se il tuo target è il collezionista).

Sto ancora cercando di comprendere quale sia la strategia giusta, e con difficoltà lo ammetto. Nel frattempo è arrivato l’invito a droppare un progetto su un marketplace dedicato alla fotografia autoriale, Sloika

Vedremo. Vi terrò informati 🙂

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