Valdina Giachin, “la Valdina” per gli amici, nacque a Dignano – Istria – il 3 novembre 1919. Visse per più di trenta anni da sola nell’appartamento di proprietà di mia madre fino a quando, nell’agosto del 2016, decise improvvisamente che era venuta ora di trasferirsi in Casa di Carità.
L’aiutai a impacchettare tutte le sue cose, nella maggior parte erano ricordi della sua prima vita, quella dorata, con la sua meravigliosa famiglia benestante. La vita a Dignano, la vita prima delle Foibe.
“Guarda, guarda che bella famiglia che eravamo..” ma non lo dice con tristezza, bensì con la consapevolezza di avere vissuto al meglio quei momenti lontani nel tempo ma vicini al cuore.
Quando in quel torrido agosto del 2016 la aiutai a impacchettare tutte le sue cose, Valdina era triste e stordita.
Triste, perché era consapevole che da quel momento in poi avrebbe perso la sua indipendenza.
Triste per tutti quei ricordi che le scorrevano davanti, nelle foto dell’album di famiglia, nei pizzi a tombolo da lei realizzati in tutti quegli anni.
E quando mi chiese di andare in cantina a prenderle la valigia, capii che il suo essere ritornata alle radici si era completato. Quella era la valigia con la quale era arrivata a Scandiano, e quella sarebbe stata la valigia con la quale iniziare la sua nuova vita.
Ed arrivò anche il 2020. Il suo regalo di Natale si trasformò nel regalo della Befana, sciocca che sono.
Valdina era nel soggiorno della Casa di Carità, vicino al camino, intenta a piegare un fazzoletto di stoffa. Fu felice di vedermi e felice del regalo.
Ma ancora più felice fu quando le chiesi cosa fosse quel pupazzetto che era nella sua borsa.
E’ un regalo di mia madre. Avevamo un negozio di giocattoli a Dignano, ma quando vidi questo pupazzo su una bancarella alla fiera, me ne innamorai.
Mia madre me lo comprò e da quel momento lui è il mio piccolo. Lo porto sempre con me perché non si sa mai che qualcuno me lo rubi.
E si asciugò gli occhi con il fazzoletto, ricominciando a piegarlo. (In memoria di Valdina, 15 settembre 2021)